MI GIUDICO E MI SENTO GIUDICATA...
Questo vestito mi segna. Si vede troppo quel rotolo di pancia, si nota il culone, mi mette in risalto le gambotte.
Non me lo posso permettere.
Se solo avessi un fisico più asciutto, allora forse me lo potrei permettere. Ma ora no.
NON sono “abbastanza” magra, non sono abbastanza longilinea, non mi piaccio!
GIUDIZI INTERNI
Quanti giudizi ci cascano addosso!
Eppure i primi a giudicarci, le prime a giudicarci, siamo noi!
Specialmente nel periodo estivo, quando i corpi si scoprono e in vacanza – al mare e in piscina – il codice d’abbigliamento non lascia via di scampo.
Quando l’immagine corporea è oggetto dei giudizi negativi, quando non ci si sente bene con il proprio corpo, è l’inizio della lotta.
Un conflitto con il corpo fatto di sentimenti negativi verso sé, tentativi di fuggire dalla propria immagine, di nascondersi e – per chi ci riesce – di sacrifici, diete, digiuni e allenamenti per potere essere all’altezza.
DI CHE COSA? PER CHI?
Sarà forse proprio per quella voce che dice: “devi essere magra per essere bella. E devi essere bella per piacere agli altri.“
Sì, perchè piacere agli altri significa aumentare le probabilità di essere accettati, di sentirsi appartenenti a un gruppo, di avere successo.
Viceversa, emerge il rischio del rifiuto e dell’esclusione, che rappresentano una minaccia alla sopravvivenza secondo il nostro istinto.
Questo è ciò che ci detta il nostro cervello primordiale. Ma è anche ciò che abbiamo appreso da esperienze pregresse. Ed è il messaggio che interiorizziamo giorno dopo giorno fruendo di contenuti mediatici e di social media che esibiscono corpi perfetti immolati a modelli praticamente irraggiungibili, ma a cui aspiriamo.
Chi non riesce a mettere un filtro a questa voce interiore – spesso frutto dell’interiorizzazione di un messaggio proventiente da genitori o ambiente – è più a rischio di sviluppare un disturbo dell’immagine corporea e/o un disturbo del comportamento alimentare.
GIUDIZI ESTERNI
A volte la sensazione di essere sbagliati è istigata da quei parenti o conoscenti che commentano, giudicano, porgono “la domanda sbagliata nel momento sbagliato”:
Ti sembra il caso di mangiare anche il pane?
Il dolce è meglio che lo eviti!
Guarda che pancia!
Non è possibile che abbia tutta questa fame!
Impara a controllarti!
Queste parole possono generare senso di inadeguatezza, frustrazione, amarezza, rabbia e la sensazione di non andare bene così come si è.
Sono le tipiche frasi che arrivano, con le migliori intenzioni, da chi ci vuole bene. Eppure causano lo stesso dolore di una pugnalata alle spalle o di un dito nella piaga, anche quando ormai ce le si aspetta.
C’è chi fa finta di continuare per la propria strada, chi cerca di aderire allo standard richiesto dalla società restringendo con diete e paventando la capacità di resistere al cibo. C’è però chi alla fine, quando si ritrova da solo o da sola in casa, finisce per cercare finalmente consolazione in ciò che era proibito: il cibo, migliore amico e acerrimo nemico.
Chi si abbuffa, conosce la sensazione di piacere, calma e tranquillità di quel momento trasgressivo in cui finalmente ci si può concedere tutto. Una pausa da tutte le difficoltà e dai giudizi che vengono da dentro e da fuori.
Anche se quando finisce, si riprende dall’inizio, o anzi è ancora peggio.
Perché il vestito starà ancora più stretto, perché la pancia sembrerà ancora più gonfia, perché gli altri noteranno i chili di troppo.
Ed è così che il giudizio – che sia una voce interna o un commento proveniente dall’esterno – si trasforma in un comportamento che apre lo spazio a un circolo vizioso.
COME USCIRNE? 7 CONSIGLI
Inizia a essere consapevole della tua voce interiore. Che cosa ti dice? È la verità o sono tue deduzioni basate su paure profonde?
Quando ricevi un commento dall’esterno, prova a pensare al perché questa persona la fa. Ha buone o cattive intenzioni? Può forse venire da un sentimento di amore, o da una sofferenza già vissuta da chi parla?
Legittimati di chiedere il perché e datti il permesso di esprimere come ti fanno sentire tali parole.
Ricorda che i giudizi “lasciano il tempo che trovano”: ognuno, alla fine, tornerà a preoccuparsi di sé e dei propri problemi. Quindi tocca a re riuscire a metabolizzare affinché non rovini il tuo stato interiore per più tempo del necessario.
Impara a costruire un confine, un filtro che ti permetta di non farti penetrare da quelle parole che vengono da persone che ti possono ferire o dalle tue stesse parole.
Inizia a lavorare sull‘accettazione incondizionale. Devi avere un corpo perfetto per potere stare bene e vivere quelle esperienze che desideri fare sin da oggi?
Pensaci bene:
– Se la tua migliore amica pesasse 5 o 10 chili in più pensi che cambieresti opinione su di lei?
– Se il/la tuo/a partner avesse un rotolino più abbondante non proveresti i sentimenti che provi ora?
– Sul lavoro, credi che sia giusto o accettabile che la tua considerazione dipenda dal tuo aspetto fisico?
Ricorda anche quando non puoi cambiare il mondo esterno, puoi scegliere TU come reagire a ciò che esso ti offre.
E ricorda che
il peggiore giudice che puoi incontrare, è quello interiore: sei TU!
Spero che questo articolo ti sia stato utile.
Per approfondimenti o domande, non esitare a scrivermi!
Dott.ssa Martina Amigoni
Psicologa Clinica
L'autrice
Sono Martina Amigoni, sono una Psicologa Clinica esperta di Psicologia Alimentare e Psicologia Femminile. Aiuto le persone a migliorare il rapporto con il proprio corpo, mettendo fine alla lotta con il cibo e alle abbuffate.
Aiuto le donne a trovare un senso di completezza anche in circostanze doloroso come la ricerca di un bambino che non arriva, il vissuto di menopausa, l’aborto, che segnano un vissuto difficile a livello corporeo ed emozionale.
Accompagno la persona e la donna a liberarsi da ansia, tristezza, senso di ineguatezza, insoddisfazione e da stati che sostengono un comportamento disadattivo, al fine di trovare serenità nella mente e benessere e fiducia nel corpo.
Ricevo in studio, ma anche e soprattutto online. Per informazioni, compila il form qui sotto!
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