DIETA: 7 RISCHI PSICOLOGICI

In questo articolo tratto i sette rischi psicologici derivanti dal sottoporsi a diete restrittive, nonché le opportunità che una dieta può offrire.

Molti pazienti mi contattano chiedendo un supporto psicologico per affrontare una dieta, o per dirmi che devono perdere peso, ma hanno intuito che la dieta non è ciò di cui hanno bisogno per raggiungere il loro obiettivo.

La maggior parte di loro ha un lungo storico di diete che hanno permesso di raggiungere i risultati auspicati, ma solo nel breve termine, per poi rivelarsi inefficaci nel lungo periodo, durante il quale hanno recuperato peso e forme con gli interessi.

Praticamente tutti sanno perfettamente cosa dovrebbero mangiare in teoria, ma non riescono a farlo nella pratica: ragion per cui si rivolgono a me in quanto psicologa.

DIETA RISCHI PSICOLOGIC

I 7 RISCHI

Premettendo che nella nostra cultura e nel nostro linguaggio la parola “dieta” ha assunto un connotato legato alla restrizione e alla privazione, ecco i sette rischi psicologici connessi alla parola dieta.

  1. QUANDO LA DIETA È RESTRITTIVA E OBBLIGA A UN DEFICIT CALORICO FORZATO, AL TERMINE DEL REGIME, L’INTELLIGENZA CORPOREA RICHIEDERÀ UN RECUPERO QUANTO PERSO.

Questo è ciò che succede a molte persone, anche in età molto giovanile, che si sottopongono a  diete senza consultare una figura professionale e con il fine di modificare il proprio aspetto fisico, spesso sotto la pressione dei social media e dell’ambiente sociale.

Una dieta di questo tipo può essere anche il fattore scatenante di un Disturbo del Comportamento Alimentare caratterizzato dalla presenza di abbuffate. Queste ultime sarebbero finalizzate al ripristino del set point fisiologico, cioè del peso ideale al quale il corpo è in grado di svolgere le sue funzioni al meglio.

  1. SE LA DIETA è VISSUTA COME PRIVAZIONE, PIÙ SI RESTRINGE L’INTROITO, PIÙ AUMENTERA LA VOGLIA DI MANGIARE.

Il meccanismo corporeo del recupero vale, con dinamiche diverse, anche a livello emotivo e psicologico. Di fatto, la privazione crea desiderio. Più una dieta viene vissuta come un sacrificio, più aumenta il rischio di bramare il cibo una volta terminata la stessa o durante il giorno o pasto “libero”. La spiegazione di questa dinamica deriva dal fatto che nella nostra cultura, il cibo non è semplicemente una fonte di nutrimento che assumiamo a scopo di sopravvivenza.

Al cibo sono connessi contenuti di natura sociale ed emozionale. Basti pensare come utilizziamo il cibo per regolare le emozioni. Ti spiego più approfonditamente questo concetto nella guida gratuita che puoi scaricare cliccando QUI.

Quando si è privati di questo “amico”, o di questa “coccola”, ne vorremo di più e con gli interessi una volta che ci sarà permesso.

  1. LE DIETE RESTRITTIVE PORTANO A ETICHETTARE I CIBI COME “BUONI” E “PERMESSI” O “CATTIVI” E “PROIBITI”.

Questa classificazione dei cibi viene promossa e incoraggiata dalla diet culture, secondo la quale, per ottenere determinati risultati a livello fisico, è necessario tagliare del tutto o il più possibile determinate categorie di alimenti e macronutrienti, come i carboidrati e i grassi. Ciò porta alcune persone a sviluppare un atteggiamento fobico verso alcuni alimenti, come pasta, pizza e i dolciumi. Per prevenire o liberarsi da un disturbo del comportamento alimentare, è opportuno rivolgersi a un professionista esperto nel campo psicologico.

  1. LE DIETE PORTANO AD INTERIORIZZARE LA CREDENZA “TUTTO O NULLA”.

Questa credenza, che discende dal punto 3, consiste nel fatto che moltissimi di coloro che hanno un rapporto conflittuale con il cibo, ragionano in bianco e nero, senza sfumature di grigio. Chi adotta la credenza “tutto o nulla” si esige di mangiare in maniera perfetta, e cioè solo cibi “buoni” o “permessi”. Quando capita uno sgarro, e cioè di permettersi un alimento soggettivamente ritenuto “cattivo” o “proibito”, subentra un dialogo interno del tipo “Va beh, ormai ho sgarrato, tanto vale cha mangi tutto quel che voglio”. Questa voce spesso è rappresenta il punto d’inizio di un’abbuffata. La giornata risulta compromessa e ci si impone di tornare nel regime il giorno seguente oppure al verificarsi di una determinata condizione.

  1. LE DIETE AUMENTANO IL RISCHIO DELL’EFFETTO FISARMONICA, CHE HA CONSIGUENZE NEGATIVE A LIVELLO FISICO, MA ANCHE PSICOLOGICO.

Quando una persona vede il suo corpo aumentare e diminuire continuamente in dimensioni e peso, di solito non si limita a pensare a quanto sia scomodo avere nell’armadio vestiti di ogni misura. A essere compromesso è anche il modo di vedere e di percepire il proprio corpo, e cioè l’immagine corporea che una persona ha di sé, che può essere alla base di un disturbo da dismorfismo corporeo.

Solitamente, il recupero di peso e l’aumento delle dimensioni si associa a  un senso di fallimento e incapacità di mantenere un aspetto ritenuto gradevole. Le implicazioni sono un calo dell’autostima e del senso di autoefficacia, spesso accompagnati da un abbassamento del tono dell’umore.

  1. LE DIETE AUMENTANO IL RISCHIO DI DIPENDENZA: DA UN REGIME, DALLE GRAMMATURE, DA UN “GIUDICE”.

Il fatto di seguire uno schema fisso dato dalla dieta – che può essere più o meno rigida – implica il dovere fare riferimento a un parametro esterno, rispetto al quale si crea un vincolo di dipendenza. Tale parametro può essere la grammatura o il conteggio calorico, oppure una persona, che si tratti di un professionista o di una persona significativa (genitore, partner, amici, se stessi) a cui rispondere, come a dover chiedere il permesso di ciò che “si può” o “non si può” mangiare e rispetto al giudizio del quale sentirsi “bravi” o meno.

  1. SEGUIRE UNA DIETA PUÒ PORTARE A PERDERE L’ASCOLTO DEL PROPRIO CORPO, DUNQUE A COMPROMETTERE UN APPROCCIO INTUITUVO AL CIBO DI CUI SIAMO SPONTANEAMENTE DOTATI ALLA NASCITA

Seguire un regime restrittivo imposto dall’esterno implica un allontanamento dal proprio corpo, un allontanamento da sé. Avere uno schema preimpostato fisso e rigido preclude la possibilità di ascoltare se stessi e la propria intelligenza fisica, in modo da aderire da quanto dettato dalla dieta.

Ciò implica una compromissione dell’approccio intuitivo al cibo. Ripristinando quest’ultimo si avrebbe invece l’occasione di tornare a sentire il naturale impulso di fame e sazietà, comprendere di quale cibo (macronutriente) si abbia bisogno in un determinato momento, e in quali quantità.

 

dieta rischi psicologici

DIETA COME OPPORTUNITA'

Le diete possono però costituire anche un’opportunità. Questo vale per coloro che hanno bisogno di un regime per questioni di salute, così come che per coloro che non hanno ricevuto un’educazione alimentare o non hanno mai consolidato routine salubri a tavola. Ciò vale in presenza di un disturbo del comportamento alimentare, in presenza di una patologia che comprometta la salute fisica, ma anche per persone in condizione di piena salute.

La principale opportunità offerta dalle diete è quella di una rieducazione al cibo, e cioè la possibilità di imparare o re-imparare:

  • Quali nutrienti è opportuno mangiare (cosa),
  • In quali orari della giornata (quando),
  • In quali quantità (quanto),

tenendo in considerazione le preferenze e le necessità psico-fisiche di ciascuna persona.

A questo fine, sarebbe opportuno dare un nuovo connotato alla parola “dieta”, svincolato sia dall’accezione di privazione sacrificio, sia dal regime di durata limitata. In questa maniera, la dieta diviene un’opportunità di apprendimento di un nuovo stile alimentare da adottare nel lungo periodo.

Il massimo beneficio è dunque quello di trasformare la “dieta” in occasione per rieducarsi al cibo, per imparare a comprendere le necessità del corpo in maniera intuitiva e possibilmente associando al nuovo stile alimentare una serie di buone pratiche utili a costruire uno stile di vita sostenibile nel lungo termine che porti al massimo benessere per il corpo, la mente e per la persona nel suo complesso.

Dott.ssa Martina Amigoni

Psicologa Clinica, Consulente Sessuale

Esperta di Comportamento Alimentare e Psicologia Femminile

Istruttrice Mindful Eating e Yoga

L'autrice

Sono Martina Amigoni, sono una Psicologa Clinica esperta di Psicologia Alimentare e Psicologia Femminile. Aiuto le persone a migliorare il rapporto con il proprio corpo, mettendo fine alla lotta con il cibo e alle abbuffate.
Aiuto le donne a trovare un senso di completezza anche in circostanze doloroso come la ricerca di un bambino che non arriva, il vissuto di menopausa, l’aborto, che segnano un vissuto difficile a livello corporeo ed emozionale.  
Accompagno la persona e la donna a liberarsi da ansia, tristezza, senso di ineguatezza, insoddisfazione e da stati che sostengono un comportamento disadattivo, al fine di trovare serenità nella mente e benessere e fiducia nel corpo.
 Ricevo in studio, ma anche e soprattutto online. Per informazioni, compila il form qui sotto!
 

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